Questo non è il Bologna di Mihajlovic, serve un collante tra il serbo e i suoi assistenti
Il punto di Alberto Bortolotti sul delicato momento del Bologna che nelle ultime giornate ha avuto un netto calo di rendimentoIo direi che tutto può risalire alle motivazioni che De Zerbi (un tipetto antipaticuccio, e finora in A neanche esente da critiche: ma su sbandate e poca simpatia noi è meglio che stiamo zitti...) addusse per non venire a Casteldebole. "A Sassuolo si fa calcio, a Bologna no". Detto che hanno tenuto Berardi, è vero, ma ceduto, per necessità - che credo cresca -, quasi tutti i pali delle porte, o la moglie, come addebitavamo a Corioni, questo era quanto si "respirava" nella elite calcistica fino a gennaio 2019. Poi è arrivato Sinisa, è cambiato il mondo, le croci dedicate ai dirigenti sono diventate artistiche composizioni di fette biscottate al miele e una strisciante "opposizione" a Saputo - con il Frosinone aveva recuperato a fine gara un feeling in caduta verticale - è stata giustamente sepolta. Giustamente per il fatto che si è esposto ed è intervenuto mettendo mano al portafoglio.
Poi luglio, la malattia di Sinisa e le sue - sussurrate, sempre con grande rispetto: in questo non siamo proprio una comunità pettegola - evoluzioni. Che, a quanto pare, lo tengono adesso lontano anche dai link tecnologici sviluppati a inizio del percorso di cura.
Bene, bisogna fare chiarezza: questo non è il Bologna di Mihajlovic. E' il Bologna di due apprendisti, "settoristi" di livello, che mai hanno allenato in Serie A e mai avrebbero pensato di farlo. Oh, Gotti, uno che con Donadoni faceva l'allenatore vero, benché fosse il secondo, non vuole assumersi quella responsabilità e quel rischio a Udine, perché fa un altro mestiere. Qui due anestesisti sono entrati in sala operatoria per far parte di una equipe e si sono improvvisamente ritrovati catapultati a fare il chirurgo: ma l'operazione a cuore aperto, a loro, chi gliel'ha insegnata?
Così, nella più beata ignoranza di come funzionano meccanismi professionali complessi ("me aiò zughè a fotbal", e quindi?), si fantastica di inesistenti richieste di esonero, che vengono come sempre prese ad esempio nello sviluppare un atteggiamento in cui Bologna è molto forte, e si chiama "dagli a quel cane". Non ci si sforza nemmeno di capire di cosa si sta discutendo, che non è la cacciata, ma l'affiancamento. Il Bologna, il cui rendimento è in caduta libera e gli alibi relativi quasi dissolti, ha bisogno di un professionista, innamorato della città, il quale accetti di fare da collante tra il mister titolare (che gioca tutta un'altra partita) e i suoi assistenti, che debbono tornare a essere tali.Un Ulivieri, un Maifredi, un Colomba che portino il loro saper stare in A al servizio di una comunità che rischia di perdersi. Perché tutte le parole d'ordine sono fantastiche quando le si pronuncia ("meglio In B...", sè, bona not, lo si diceva anche a proposito del fatto che una retrocessione con Saputo è sopportabile. Infatti, quando ci si è arrivati vicino, l'isteria è esplosa) ma di troppo amore si muore, si viene soffocati. La città era perfino disposta a tollerare Inzaghi, figuriamoci se non vuole bene a Sinisa. Ma lo ami e lo rispetti se la smetti di confondere il calcio con la solidarietà umana, se ricominci a discutere di moduli e risultati, se non gli scarichi addosso - come ha, secondo me compiendo un errore, fatto Bigon - l'onere della risalita. Il club faccia la sua parte, piuttosto che invocare chi non può rispondere, oggi, e può far poco. Ha scritto un tifoso su Facebook che il club deve perseguire il suo "oggetto sociale", non rifugiarsi in discutibili romanticherie che servono ben poco (e penso a cosa avrebbe detto in proposito il Civ !).
Eppure ci sarebbero le condizioni per sognare - abbastanza - in grande. La magniloquenza delle arene al coperto di Zanetti e Sabatini creano quella giusta competizione imprenditoriale che forse può far fare un salto di qualità anche al tema stadio. Speriamo, sarebbe un bene per la città.
Restando a temi di campo, l'assenza, in questo campionato, della tradizionale squadra materasso mette un po' di angustia, anche se recupereremo qualche infortunato e miglioreremo. E la possibilità dell'arrivo di Ibra renderebbe felice Sinisa e competitiva la squadra, ma al momento non si sa né se lui prenda l'ipotesi in esame e neppure se al Bologna interessi davvero. Stiano tranquilli i "defensores fidei", Ibra non è la linea del Piave. Il mio giudizio è ben consolidato e non si fa fuorviare da un giocatore, per quanto importante.
Mi piacerebbe infine, ma so che non succederà, che la sosta servisse a rendersi bene conto che una unità di fondo non si costruisce mettendo di lato i problemi, ma affrontandoli. E, qualora servisse, sono perfino disponibile a uno scambio di battute con i miei "nemici storici" (ne cito uno, il Tosco), proprio perché il Bologna non ha sanato i suoi inciampi societari. Li ha anestetizzati con Mihajlovic, e ora che non è lì tutti i giorni, riemergono.
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