Uno dei cardini della rosa dell'Inter di Simone Inzaghi è sicuramente Federico Dimarco, cresciuto esponenzialmente all'ombra del Duomo, diventando tra i migliori interpreti nell'intero panorama europeo.

Questo si evidenzia sia a livello di numeri che di prestazioni, al punto che il tecnico difficilmente riesce a farne a meno. Il laterale classe 1997 si è raccontato nella lunga intervista concessa al BSMT, il podcast di Gianluca Gazzoli, affrontando i temi più disparati.

Il ventiseienne ha ripercorso vittorie e sconfitte in maglia nerazzurra e riservato anche del tempo per parlare di Theo Hernandez, anche lui tra i migliori interpreti dell'intero panorama. Andiamo a vedere quanto dichiarato.

Le parole di Federico Dimarco

Di seguito riportiamo quanto dichiarato da Dimarco sui paragoni e sui suoi momenti in maglia Inter:

È sempre bello leggere i complimenti. A me non piace paragonarmi con nessun giocatore. Poi quando ti paragonano a leggende del calcio fa piacere, ma non mi fa impazzire il paragone. Nel calcio si vive di momenti. Io nell'Inter ho vissuto sia momenti belli che momenti brutti. Io quando perdiamo una partita, un campionato, la finale di Champions, io vado davvero in down totale. Poi quando analizzo le cose cerco di ripartire, mi fisso un obiettivo. Finita la nazionale dopo quella finale di Champions persa mi sono posto l'obiettivo di vincere il campionato e così è stato. Una bella rivincita, poi la seconda stella, è stato bello

Federico Dimarco
Dimarco Inter

Sulla sconfitta:

Se c'è una settimana di lavoro ci metto un paio di giorni. In quei giorni sono veramente incazzato. I miei amici mi conoscono, fin da quando scendo dagli spogliatoi e vado al garage sanno già come sto. Nelle settimane in cui si gioca ogni 3 giorni devi azzerare subito. Fortunatamente l'anno scorso ne abbiamo perse poche ed è stato più facile

Sullo scudetto perso, primo trofeo e seconda stella:

Il primo anno dopo il mio ritorno abbiamo perso lo scudetto. Però abbiamo vinto la Supercoppa e la Coppa Italia. La Supercoppa in quella notte freddissima, vinta con Sanchez all’ultimo è stato bellissimo. Che emozioni al mio primo Trofeo? Tutte emozioni che vivi una volta sola ma che ti porti avanti per sempre. Poi va beh, lo Scudetto è stato la ciliegina sulla torta.Avevo detto ai miei amici se la partita va bene andiamo in Piazza Duomo e io vado in mezzo ai tifosi. Ho mangiato con gli altri e poi sono andato via in Piazza Duomo. I tifosi? Provano emozione a vederci lì, però ogni tanto bisogna uscire dagli schemi se no è tutto monotono. Quindi volevo buttarmi in mezzo alla gente, perché alla gente fa piacere come faceva piacere a me quando ero un piccolo tifoso. Quando ero piccolo magari c’erano giocatori che non si giravano neanche se gli chiedevi la maglia, io adesso se non posso dare la maglia ma almeno rispondo. Cerco di essere sempre disponibile con i tifosi". venivano a festeggiare con i tifosi, insieme alla gente che li supportava

Inter
Inter scudetto

Le parole di Dimarco su Theo Hernandez, gli idoli e la finale contro il City

Ecco quanto affermato dal laterale classe 1997 su Theo Hernandez e i suoi idoli:

Ci sono giocatori che giocano tutt’ora e che stimo. Adesso mi prendo gli insulti ma Theo Hernandez lo stimo tantissimo come giocatore. Quando ero piccolo il mio idolo era Roberto Carlos o Maxwell quando era all’Inter. Cerco di rubare dagli altri e farli miei, ma non mi piace paragonarmi a qualcuno

Adrien Bernabè e Theo Hernandez
Adrien Bernabè in contrasto con Theo Hernandez (ph. Image Sport)

Sui derby:

Le partite a cui tengo di più? Solo il derby. Mi puoi dire tutte le partite che vuoi, ma per me la partita che mi gasa e mi dà quella cosa in più è il derby di Milano. Per il tifoso interista di Milano il derby non si può paragonare a niente. Sia dalla parte dell’Inter che del Milan. Quelli che mi ricordo? Il 4-3 dell’Inter quando Maicon fece quel gol da fuori area con l’esterno. Il 4-0 del Triplete e il 2-0 in dieci uomini quando Pandev segnò su punizione e poi quelli che ho giocato io. Ricordare solo le vittorie? No, ricordo anche le sconfitte perché quelle aiutano a crescere

Sulla sconfitta contro il City:

Finita la partita ero deluso. Morto proprio. Il giorno dopo però, quando ho detto che l’anno dopo avremmo vinto il campionato, mi sono detto che questa squadra era finita in finale di Champions quando nessuno se lo aspettava e dopo aver affrontato squadre di valore. È arrivata in finale quando tutti pensavano che avremmo preso 4 gol e sarebbe finita in tragedia quando invece ce la siamo giocati alla pari e alla fine questo dimostra tanto. Dimostra di avere un gruppo forte e quando c’è un gruppo forte anche le individualità fanno meglio. In quell’anno abbiamo avuto difficoltà, siamo partiti malissimo. Ma poi parlandoti nello spogliatoio escono idee, consigli, cose da aggiustare anche nell’individualità… E dirci in faccia certe cose ci ha portato in finale di Champions. Avevamo fatto qualcosa di unico. Tenere testa al City e giocarsela alla pari contro la squadra più forte del mondo è tanta roba

Rodri
Rodri Manchester City

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