Luciano Vassallo, italiano d'Africa: campione e bandiera dell'Etiopia
La storia di Luciano Vassallo, calciatore e allenatore etiope. Nato da padre italiano vinse la Coppa d'Africa osteggiato da etiopi ed italiani
L'arresto e la fuga in Italia: una nuova vita per Vassallo
I problemi per Luciano Vassallo e suo fratello Italo, però non sono ancora finiti. Tra il 1975 e il 1977 si verifica un colpo di stato portato avanti dal Derg, una giunta militare di estrema sinistra che dopo una lotta interna, elegge capo di stato il dittatore Menghistu Hailè Mariàm. Il nuovo capo del governo inizia un regime di terrore denominato Terrore Rosso nei confronti della popolazione, cercando di eleggere Vassallo come icona ma l'ex calciatore che nel frattempo è diventato allenatore, non si lascia convincere e addirittura denuncia dei casi di doping dovuti al Captagon nella nazionale etiope awallati dal tecnico Peter Schnittger.
Quest'ultimo episodio unito al fatto che il paese non gli aveva mai perdonato di essere un meticcio che aveva sollevato la Coppa d'Africa da capitano, gli scatena contro la furia di Menghistu e del Derg che lo fanno arrestare. Oltre a questo subisce una damnatio memoriae ufficiale da parte del regime e il suo nome viene cancellato da ogni documento, mentre le sue proprietà in Etiopia vengono poste sotto sequestro. Vassallo riesce ad evadere grazie alla complicità di una guardia, che è un suo ammiratore e fugge in Egitto da dove poi nel 1978, si stabilisce a vivere in Italia.
Vive vicino Roma, a Ostia dove apre una autofficina avendo la passione dei motori e nel frattempo fonda anche una scuola calcio: L'Olimpia Ostia. Ottenuta la cittadina italiana de jure sanguinis, una volta volta raggiunta l'età della pensione si trasferisce a Marcellina e decide di dare alle stampe la sua autobiografia intitolata Mamma ecco i soldi.