Var e fuorigioco semiautomatico da rivedere

Detto questo una riflessione su arbitri, Var e protocollo va fatta urgentemente. Così è un massacro. Discorso diverso per il fuorigioco semiautomatico (idiozia linguistica): così come è stato concepito è una truffa. Visto che non c'è certezza sulla tempistica “piede- impatto, lancio, arrivo del pallone” chiunque può manipolare. In buona o mala fede. Un fuorigioco di due centimetri è una stronzata concettuale, non percettibile da occhio umano. E fino a prova contraria il calcio è ancora (forse per poco) umano: fatto di dolore, sudore, contatti. 

L'idea complessiva che il calcio, attraverso un protocollo protervo, debba e possa controllare tutto, come fosse l'Inquisizione, è assurda. In Premier il 6 giugno si discuterà per ottenere (forse) l'abolizione del Var. Buona cosa sarebbe garantire agli arbitri italiani il professionismo. Questo semiprofessionismo fa cacare. Espone chi fischia sul campo agli abusi del sistema. Dove le carriere sono condizionate dal numero di gare per le quali vieni selezionato e al numero di errori compiuti in stagione. 

Dove vieni “messo in castigo” se per tre gare hai diretto male. Li mandano “dietro alla lavagna” senza mai chiedersi, come mai la “selezione” abbia premiato alcuni e penalizzato viceversa altri. Gli Orsato vanno in pensione e il calcio si tiene i suoi inguardabili Massa e Maresca.

Cambiare (alla Juventus) non sarà semplice. Allenare la Juventus è impresa titanica. Per il prestigio della società, la pressione mediatica e dei tifosi, le aspettative della proprietà. Motta è bravo, ma anche Sarri era bravo. Maifredi praticava il calcio champagne, ma un conto è allenare (a proposito) il Bologna e un altro la Juventus. Che deve rientrare dal debito. Mai dimenticarlo. Le squadre vincenti sono costituite da una competente, forte dirigenza, una solida proprietà, una buona squadra e all'interno di una buona squadra da almeno due-tre fuoriclasse. 

E ovviamente da un bravo allenatore. Che alla Juventus non deve essere bravo solo dal punto di vista tecnico. Per non fallire alla Juventus serve avere consistenti attributi, serve saper usare con la squadra alternativamente il pugno di ferro e il guanto di velluto, serve capire gli umori di un ambiente variegato, che non ha mai gli eccessi di altre realtà calcistiche, ma che non perdona. Ma senza palanche tutto è più difficile. 

E come spiegherebbe Luciano Moggi, (che lo trovò) serve trovare un modo per autofinanziarsi. Moggi vendette a peso d'oro Zidane e costruì una corazzata. Il problema è che oggi uno Zidane la Juventus non ce l'ha.

Madama è nazionale e internazionale. Ma il suo cuore è profondamente sabaudo. L'allenatore della Juventus deve essere consapevole che avrà milioni di tifosi al seguito: che non vanno in tv e non appaiono sui giornali. Avrà il popolo, ma non avrà giornalisti, comici, attori, cantanti, intellettuali, magistrati, politici a sostenere la squadra. Quelli (che in tv e sui giornali ci vanno) sostengono altri club.

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