Il riscatto di Gasperini: da allenatore "provinciale" alla consacrazione europea con l'Atalanta
Gian Piero Gasperini è passato dall'etichetta di provinciale e il fallimento all'Inter al capolavoro sulla panchina dell'Atalanta
Nel settembre del 2011 fu esonerato dopo la sconfitta in casa del Novara, era l'Inter di Luc Castaignos, Mauro Zárate e Giampaolo Pazzini. Era l'Inter di Gian Piero Gasperini a cui fu lasciato poco più di un mese di campionato prima di dargli il benservito. Fu uno degli esoneri più veloci della storia, pieno di rancori e incomprensioni tra moduli non azzeccati e operazioni di mercato non in linea con la filosofia calcistica del tecnico di Grugliasco che andò via sbattendo la porta dell'uscita secondaria, dall'altra parte nessuno fece nulla per fermarlo, il contratto di Claudio Ranieri era già pronto sulla scrivania di Massimo Moratti.
L'era Gasperson inizia dopo il fallimento
Il fallimento di Gasperini all'ombra della Madonnina convinse l'opinione pubblica che il tecnico non era portato per allenare una grande squadra, infatti nel 2012 il mister fu ingaggiato dal Palermo, poi nel 2013 arrivò la seconda chiamata del Genoa, ma nel 2016 l'Atalanta vide in Gasperini qualcosa di speciale.
Dal 2016 a oggi Gasperson, come lo chiamano a Bergamo Alta, ha portato l'Atalanta a livelli mai visti e nemmeno contemplati nella storia del club. Per qualcuno vedere l'Atalanta in Champions League era il sogno di una vita, ma poi succede che Gasp decide di rimboccarsi le maniche e alzare ancora l'asticella. Quella in corso è stata una stagione complicata, ma dalle parti di Bergamo è sempre così. Giochi bene a calcio, valorizzi i giocatori e poi viene smantellata mezza squadra, e così si riparte da capo. Scamacca e De Ketelaere erano finiti nel dimenticatoio del pallone, Koopmeiners non è mai stato un nome che ha solleticato il palato fine dei top club, ma con il senno di poi.