Nel mondo del tennis senza dubbio il 2024 è stato l'anno del nostro Jannik Sinner; vincitore di 2 slam su 4 (Australian Open e US Open), l'italiano si è contraddistinto per aver sbaragliato la concorrenza e aver dominato su quasi tutte le superfici, con uno score quasi da definire imbarazzante, 69 partite vinte e solo 6 perse.

Purtroppo per lui però, questo è stato anche l'anno del caso Clostebol, con l'altoatesino che è stato accusato di doping dalla WADA, con il caso che rimane tutt'ora aperto e in attesa di sviluppi. Jannik ha raccontato i momenti successivi alla scioccante scoperta, che lo ha risucchiato in un vortice mediatico senza eguali. Le sue parole: 

Jannik Sinner
Jannik Sinner

La rivelazione della positività al doping e la gaffe con il manager

Tutto è partito da una telefonata del mio manager, Alex Vittur, quando mi trovavo nel mio appartamento a Montecarlo. Mi disse «Jannik, sei positivo» e io risposi: «Sì, Alex, sono sempre positivo» e successivamente lui «No, sei positivo al doping». Ho avuto un momento di buio totale, non sapevo cosa dire. Non mi usciva nulla. Ho cercato subito di capire come fosse potuto accadere, perché non avevo fatto assolutamente nulla. Non volevo nemmeno crederci. Mi sono sentito perso. Ancora ancora oggi non lo capisco

Le enormi difficoltà del periodo successivo e la scoperta dei veri amici

Non potevo parlarne con nessuno. Non potevo sfogarmi o chiedere aiuto. Tutte le persone che mi conoscevano e mi guardavano giocare capivano che che c'era qualcosa di sbagliato in me. Notti insonni, perché anche se sei certo della tua innocenza, sai che queste cose sono complesse. A Wimbledon, in campo, ero bianco e avevo paura. E anche dopo, il mio sentimento nei confronti della gente era paura. Andai ad allenarmi nella in un club di Cincinnati e pensavo: ‘Come mi guardano? Cosa pensano veramente di me?' Ho capito chi sono i miei veri amici

Jannik Sinner
Sinner

Come un grande campione supera anche gli ostacoli più grandi

Ho superato le difficoltà nella vita accettando me stesso. Può sembrare sciocco, ma conoscere se stessi è fondamentale. Ci ho lavorato molto con il mio psicologo sportivo Riccardo Ceccarelli. A volte perdevo le partite perché spendevo tante energie. Ma quando ho iniziato ad ammettere di aver sbagliato, ho fatto piccoli passi avanti. Nel gioco, per me è più facile: dimentico l'errore errore con facilità. In allenamento, invece, cerco subito di migliorare. Questo è sbagliato

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